Le parole del matrimonio tra sorprese e pretese

Parte prima.

Conoscersi, innamorarsi, decidere di sposarsi, tanti momenti nei quali le parole del matrimonio contano. Quando si arriva a parlare di matrimonio si pensa giustamente alla chiesa, o al rito civile, al vestito, alla location del ricevimento, agli invitati e poi ancora alle bomboniere, alle partecipazioni, alla musica, alle foto e a tanto altro. Un momento bellissimo della vita nel quale però pochi sono pienamente coscienti delle parole arcaiche che stanno usando e dei significati che nascondo. Termini che oggi possiamo leggere in chiave ironica per sorriderne un po’.

Cominciamo a fare chiarezza dal MATRIMONIO. Vocabolo che viene dal latino “matrimonium”, termine che unisce “mater”, madre, e “munus”, ossia: il compito, il dovere. Quindi l’organizzazione delle nozze è da lungo tempo un affare da suocere fin da prima che queste diventino tali.

E il termine SUOCERA ha la stessa radice latina di “socio”, concetto che richiama un legame personale forte e impegnativo. Non siete ancora spaventati per le parole del matrimonio? Forse è perché non state riflettendo bene sul significato profondo della parola CONIUGE; dal latino “cum iugum”, lo stesso giogo. Eh già, parliamo proprio del pesante strumento che i contadini mettono al collo delle coppie di animali da tiro, buoi o cavalli, per muovere carri, aratri e altre leggerezze del genere.

Tiriamo un po’ su il morale ai nostri lettori e parliamo di NOZZE: dal latino “nuptiae” che a sua volta viene da “nuptus”, la nuvola e traslatamente il velo che la sposa indossa per la cerimonia con cui un matrimonio è attuato e annunciato alla comunità. Bellissima immagine finalmente positiva, solare, lieta. Così come altamente suggestive sono le parole SPOSO e SPOSA: dal latino “sponsus”, participio passato del verbo “spondère”, cioè promettere solennemente, garantire.

Una curiosità un po’ inquietante la troviamo nella lingua spagnola dove “esposas” al plurale sono anche le manette (!) e il verbo “esposar” significa solo e unicamente “ammanettare”. Facciamo finta di niente e andiamo oltre, gli sposi in realtà in Italia si chiamano così solo il giorno del fatidico “sì”, dopo diventano un pochino più banalmente MARITO, dal latino “mas” cioè maschio, e MOGLIE, sempre dal latino, “mulier” donna.
La logica torna, il dado è tratto, il vincolo religioso e o civile è stretto.

(fine prima parte)
A cura de il NETWORK | testo Andrea Franchini

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